La preparazione è tutto, non soltanto nello svolgere il lavoro che siamo chiamati a fare, ma anche per arrivare a svolgere il lavoro dei nostri sogni.
E’ necessario non lasciare nulla al caso, pertanto ecco una serie di consigli per arrivare pronti ad un colloquio di lavoro ed avere buone probabilità di successo: alcune regole che riteniamo utili, in particolare, per tutti coloro che si apprestano a vivere i loro primi colloqui oppure sono davanti ad una possibilità lavorativa che non intendono lasciarsi sfuggire.
- Prima del colloquio
Punto importantissimo, quasi decisivo. E’ necessario leggere e rileggere con la dovuta attenzione, l’annuncio al quale si è risposto e ovviamente controllare e verificare il curriculum: questo è un passaggio molto importante per evitare il rischio di rispondere in maniera non coerente ad eventuali domande del selezionatore.
- Quando arrivare?
Chiariamo un concetto. Non va bene il ritardo all’appuntamento, ma non va bene nemmeno arrivare con largo anticipo. E’ buona norma arrivare con un massimo di 15 minuti prima dell’orario concordato, uno spazio temporale utile per osservare l’ambiente e rilassarsi senza disturbare nessuno. Mai arrivare in ritardo: dovesse capitare è fondamentale avvertire il selezionatore.
- Niente ansia
Fondamentale è non far trasparire l’eventuale ansia durante il colloquio. Ecco un buon consiglio: è utile considerare il colloquio di lavoro come una occasione da sfruttare, utile a a capire se si è adatti per un impiego ma anche per verificare se l’azienda che quell’impiego lo propone sia adatta a noi. Per cui non occorrono né ansia né panico: serve soltanto arrivare ben preparati sull’azienda che sta cercando una figura professionale, avere un atteggiamento sereno e positivo ed essere professionali. Importante è evitare gli eccessi: non è necessario essere troppo sicuri di sé ma nemmeno mostrarsi passivi, dunque meglio partecipare al colloquio piuttosto che subirlo, anche pensando a quello spirito di adattamento spesso ricercato dai recruiters.
4.La domanda più difficile
“Mi parli di lei”. Poche parole che spesso spiazzano durante i colloqui di lavoro, e che provocano risposte confuse e comunque non pertinenti. Chiariamo subito: ad un selezionatore, ad un recruiter, non interessa la nostra vita personale, ma soltanto quello che è legato e necessario per la posizione per la quale ci sta candidando. Dunque, molto semplicemente: studi, esperienze lavorative precedenti, competenze, obiettivi. Il resto non è necessario e non riguarda il colloquio.
- Fare domande
Il colloquio di lavoro è una narrazione di noi stessi a 360 gradi, che va ben oltre la fatidica domanda “Mi parli di lei” e che dunque non si esaurisce con questa. Fare domande al selezionatore non solo è consigliato, ma è anche consigliabile: farsi chiarire una domanda, porre curiosità relative all’azienda e al brand, ragionare ad alta voce, rappresentano tutti fattori che denotano attenzione, curiosità, reattività in contrapposizione ad una passività certamente mal vista nelle aziende.
- Attenzione al linguaggio del corpo
E’ certamente importante quello che si dice, ma è altrettanto importante come lo si dice. Per questo, soprattutto negli ultimi anni la comunicazione non verbale ed il linguaggio del corpo sono tra i fattori ai quali i recruiters prestano maggiore attenzione durante i colloqui di lavoro. Un sorriso al momento dei saluti, accompagnato da una stretta di mano né troppo forte né troppo debole, che sia segno di determinazione e di voglia di fare, sedersi soltanto all’invito del selezionatore e certamente dopo di lui (e alzarsi se questi arriva e noi siamo seduti): questi possono essere i primi semplici consigli. Suggeriamo anche di non tenere mani e gambe incrociate, gestualità spesso associate a chiusura, di stabilire e mantenere un contatto visivo costante con il recruiter, di fare attenzione alle espressioni del volto e a non gesticolare troppo. Infine: mai guardare cellulare o orologio durante il colloquio!
- Durante il colloquio
Non è sempre consigliabile mostrarsi disponibili ad accettare qualunque lavoro. Evidenziare durante il colloquio di lavoro la propria volontà di mettersi a disposizione è senza dubbio una carta migliore rispetto al mostrarsi pronti ad accettare qualsiasi lavoro. Certamente le proprie preferenze vanno esposte, ma non dovranno diventare mai vincolanti o motivo di crisi in fase di colloquio. Altro versante quello delle risposte da fornire: coincise, chiare, appropriate, esaurienti, il tutto con tono di voce pacato e con un linguaggio il più possibile scevro da dialetti o espressioni eccessivamente colloquiali. Non sono consigliate divagazioni né risposte eccessivamente stringate.
- A carte scoperte
Non aver paura di far uscire difetti o eventuali scheletri nell’armadio. Esperienze passate finite non in maniera positiva, successi, decisioni difficili. In questi casi il consiglio è apparire decisi e pronti – magari sarà utile aver riflettuto prima su questi temi – e rispondere con precisione e senza tentennamenti. Sincerità e coerenza pagano senza dubbio: meglio giocare a carte scoperte ed evitare di essere smascherati da un recruiter che è lì anche per fare questo. Chiarezza e coerenza prima di tutto.
- Curiosità
Meglio non mostrarsi troppo interessati fin da subito alla retribuzione, ma è buona norma, davanti a domande specifiche del recruiter, mostrarsi curiosi ed interessati, ponendo domande su argomenti magari non emersi durante il colloquio oppure porre dubbi non fugati dall’incontro che sta per avviarsi al termine. La curiosità sana è spesso interpretata come segno positivo, ed è dunque meglio mostrarla e dosarla.
- Perché sei la persona giusta?
Siamo arrivati alla fase decisiva del colloquio. Perché l’azienda dovrebbe sceglierci? Perché pensiamo di essere la persona giusta per quel posto di lavoro? Ogni azienda ha una sua cultura, un suo background di valori, buone pratiche e prassi che sono distintive: è compito del selezionatore esporle e valutare se siamo “la persona giusta al posto giusto”. Ma spetta a noi farlo emergere: pertanto sarà utile spingere sull’interesse per l’azienda e per il settore di cui fa parte, evidenziando di nuovo ed ancora le competenze magari già esposte durante il colloquio, oppure sarà utile rimarcare le capacità di problem solving che pensiamo di avere, parlando del presente ma rimarcando ed evidenziando la capacità di guardare anche al futuro, e infine, molto più semplicemente, ma non per questo meno utile, sottolineare i vantaggi che potresti apportare all’azienda e alle sue prassi, e al contempo non dimenticare di raccontare i benefici che la tua presenza in quell’azienda porterebbero a te e alla tua crescita professionale (e personale).